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QUESTIONI ANCORA APERTE SUL DECRETO MINISTERIALE CHE REGOLA LA FORMAZIONI DEGLI AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO

Intervista al Presidente Dott. Fusco Vittorio – PRESIDENTE NAZIONALE ANAPI

A cura di: Maria Sancilio – UFFICIO STAMPA ANAPI

Come Le sembra quest’aspetto ancora dibattuto tra le associazioni e quali sono i Suoi punti di forza ? “Si propongono iniziative di ogni genere, in primis dalle testate giornalistiche di settore in ultimo ad incontri quadri tra i presidenti delle associazioni di categoria per capirci qualcosa in più su quali sono ancora le lacune della normative che disciplina la formazione dell’amministratore di condominio.

Si evincono proposte di ogni genere su terreni ormai “arsi” che lo stesso legislatore nella redazione della Riforma del Condominio non ha minimamente considerato di implementare con maggiore chiarezza, anzi in alcuni aspetti l’ha ancor più resa confusionaria. I dubbi che suscitano sempre più un’attenta riflessione sull’argomento in questo caso, è un punto molto importante che vorrei sottoporre a tutte le associazioni di categoria, è cioè quello di avere un organo di controllo alle stesse associazioni che ergano formazione sia in forma standard sia nelle modalità che lo stesso decreto numero 140/2014 e il 145/2013 convertito poi in Legge 9 del 2014, obbligano a condurre una formazione continua di 15 ore annuali. Questa regolamentazione e quindi la scelta dell’organo di controllo e verifica, ha pochi input definiti e chiari per far sì che si dia uniformità alla stessa formazione che allo stato attuale, sia di mercato che di competenza, risulta molto riduttivo e estremamente frastagliato.

Inoltre, vorrei aggiungere, che questo stesso meccanismo che purtroppo non è regolamentato ne è oggetto di supervisione, non ha fatto altro che concedere la possibilità a realtà imprenditoriali che fino a poco tempo fa si occupavano di erogazione di servizi agli amministratori e quindi non alla formazione, di entrare a far parte in qualcosa che non è vicina alla loro competenza, lasciando intendere anche ad una generazione automatica di “interessi” di diverso genere non in sintonia a quelli delle stesse associazioni di categoria.

 Quindi Lei pensa che un organo di controllo istituzionale, possa uniformare la categoria delle associazioni ?

Ecco appunto secondo me l’organo di controllo dovrebbe, oltre che non essere un’associazione di amministratori di condominio né di servizi né di addetti ai lavori, verificare che le stesse associazioni siano in grado di erogare la formazione così come stabilito dallo stesso decreto legislativo n°140 del 2014, ma soprattutto verificare anche le competenze dei formatori in maniera più restrittiva, dando così la facoltà all’utente finale di essere parte attiva delle stessa verifica e quindi dei requisiti dei formatori.

Una pseudo entità di verifica e controllo nazionale, unica ed uniforme per tutte le associazioni di amministratori di condominio in Italia, dovrebbe verificare che lo stesso docente abbia i requisiti così come stabilito dalla stessa Legge 4/2013; legge che  fissa criteri e presupposti chiari per le associazioni di questo comparto ed è un’ottima guida per rendere esclusivo un criterio di lavoro consono per la formazione alla professione dell’amministratore di condominio. “

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