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Direttiva Case Green: arriva l’approvazione definitiva dall’UE

Approvata dal Consiglio dei Ministri europei la Direttiva Case Green inerente alle norme relative alla prestazione energetica degli edifici. Italia e Ungheria hanno votato contro.

Venerdì 12 aprile il Consiglio dei Ministri europei dell’Economia e delle Finanze (ECOFIN) ha approvato definitivamente la Direttiva Case Green (Energy Performance of Buildings Directive) relativa alla prestazione energetica degli edifici. Dei 27 Stati Membri, 20 hanno votato a favore, si sono astenuti Croazia, Svezia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia, mentre hanno votato contro Italia e Ungheria.

La normativa si inserisce nel più ampio contesto del Green Deal, ovvero il piano europeo per la transizione energetica, il quale ha l’obiettivo di ridurre in modo importante le emissioni di gas inquinanti e il consumo energetico del patrimonio immobiliare entro il 2035 per poi passare alla realizzazione di immobili a zero emissioni entro il 2050, eliminando le caldaie a combustibili fossili in modo graduale entro il 2040.

Come specificato in questo articolo, per ciò che concerne gli edifici residenziali, la normativa prevede che ogni Stato membro dell’Unione Europea, dovrà ridurre il consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e di almeno il 20% entro il 2035. In questo contesto i Paesi membri dovranno garantire che almeno il 55% della diminuzione del consumo medio di energia dovrà essere ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori, che rappresentano il 43% degli edifici. Ciò significa che a questa porzione di edifici dovranno essere dedicati gli interventi di ristrutturazione più rilevanti.

Per quanto concerne gli edifici non residenziali (uffici, attività commerciali etc.) la Direttiva Case Green prevede la ristrutturazione del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033.

Per quanto riguarda gli edifici residenziali e non residenziali di nuova costruzione, la normativa europea prevede che a partire dal 2028, quelli di proprietà pubblica vengano costruiti a emissioni zero, mentre dal 2030 questa condizione riguarderà anche gli edifici privati. Per edificio a emissione zero si intende un edificio che consuma una quantità di energia molto bassa assicurata interamente da fonti rinnovabili presenti nell’edificio stesso, nel quartiere o nel vicinato.

In Italia la situazione del patrimonio immobiliare è complessa, poiché per gli immobili in possesso di APE (attestato di prestazione energetica) quasi il 30% è in classe G e oltre il 22% è in classe F. Dai dati, comprendendo anche gli immobili privi di APE pare che gli edifici in classe F e G sono circa il 60% del totale.

Votando in modo contrario rispetto alla versione definitiva della Direttiva Case Green, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha motivato il suo parere contrario sulla base delle incognite legate al finanziamento delle misure di ristrutturazione da fare, dichiarando:

È giusto immaginare di rifare tutte le case “green”, ma ribadisco: chi paga? Le famiglie? Gli Stati? L’Europa? Non lo so.

La paura è sicuramente motivata dall’esperienza scottante legata al Superbonus, anche se effettivamente non è stata ancora fatta chiarezza sulle spese che dovranno essere sostenute per gli interventi di ristrutturazione degli edifici. A tal proposito sono state fatte varie ipotesi, previsioni e stime, ma ancora piuttosto incerte, pertanto bisognerà valutare le strade a disposizione per capire in quale modo intervenire.

Per quanto riguarda i prossimi step, oltre alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, la Commissione riesaminerà la direttiva entro il 2028 per analizzarne i progressi, mentre gli Stati membri avranno due anni a disposizione per recepire le disposizioni nella loro legislazione nazionale.

Deborah Maria Foti
Ufficio Stampa ANAPI

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